In memoria del mio Maestro Nino Perizi

LUCIA GHIRARDI
Nello studio di pittura del Museo Revoltella di Trieste: Nino Perizi, Franco Valussi, Aldo Castelpietra.
Acrilico su tela
100×70

Il Maestro Nino Perizi è stato, per me, Maestro di pittura ma ,soprattutto, Maestro di vita.
Ricordo, come se fosse oggi, quando mi sono iscritta alla sua scuola di figura il mio timore che, anche il disegno e la pittura, divenissero per me materie ostili a causa, magari ,di un giudizio negativo del Grande, ma altrettanto severo, Maestro Nino Perizi.
Alla sua scuola, per venire ammessi, bisognava portare con sé una serie di disegni o opere prodotte durante il corso della propria vita per sottoporle al parere del Maestro.
La scuola era accessibile a tutti ma, in particolare, agli studenti provenienti dalle Accademie di Belle Arti , agli studenti degli Istituti d’Arte e, per ultimo, agli autodidatti.
Io non avevo fatto scuole specifiche di pittura ma, pur essendo autodidatta, in tutte le scuole che avevo frequentato, dalle Elementari, Medie e Superiori ero sempre stata la più dotata in disegno.
Con timore mi sono, quindi, presentata da Perizi con alcuni dei miei disegni prodotti con il mio insegnante di Disegno e Storia dell’Arte della Scuola Magistrale Duca D’Aosta, il prof. Sergio Fabris.
Allo studio del Maestro spesso si presentavano delle persone con qualifiche di gran lunga superiori alle mie nel campo dell’arte e venivano, spesso e volentieri, rimandati a casa con il compito di produrre dei disegni del corpo umano, raffiguranti tutta la muscolatura o lo scheletro e copie di Leonardo (in particolare volti e mani).
Io ritengo di essere stata fortunata perchè Perizi, quando ha visto i miei disegni, ha deciso di tenermi per frequentare, da subito, la sua scuola.
Naturalmente non sono stata esonerata dal produrre anch’io una serie di disegni che il Maestro era solito fare eseguire a tutti.
Il suo studio era costituito da due grandi sale unita tra loro da un corridoio, la prima era adibita al disegno, mentre la seconda, alla pittura.
Le modelle che posavano non avevano nulla a che vedere con i prototipi di bellezze che ci vengono proposte quotidianamente dai mass-media, ma erano delle bellezze naturali, alcune erano più robuste per abituarci a disegnare i volumi, altre più magre per mettere in risalto il sistema osseo che ci sostiene.
Per una settimana intera, il Maestro, era solito scegliere una posa, che non aveva nulla di volgare, nella quale la modella doveva stare per due ore al giorno, naturalmente con degli intervalli, ogni 20 minuti, per sciogliere i movimenti e non irrigidirsi nella posa.
Noi allievi eravamo seduti su dei cubi di legno con davanti dei cavalletti su cui appoggiavamo il nostro foglio (si trattava perlopiù di carta da impacco) e, muniti di ferro da calza, dovevamo prendere le misure e le proporzioni per creare così un fitto reticolato sul foglio che ci permetteva  così di rispettare maggiormente le proporzioni.
Gli ultimi 10 minuti della lezione venivano dedicati alle pose veloci nelle quali la modella rimaneva in una determinata posa per un minuto e poi cambiava posa, così per parecchie volte.
Noi in 1 minuto dovevamo cogliere l’essenza della posa cercando di renderla al meglio senza soffermarci sui particolari.
Durante gli intervalli, poi, il Maestro ci spronava a guardare i disegni prodotti dagli altri artisti o a guardare riviste d’arte che si trovavano in una scaffalatura sita nel corridoio che univa le due stanze.
Nella seconda stanza dedicata alla pittura Perizi era solito sistemare delle stoffe creando delle composizioni di nature morte molto originali per avviarci alla pittura vera e propria.
Anche qui vi erano dei cavalletti e la stanza era provvista di un bagno attiguo dove poter cambiare, con regolarità, l’acqua sporca visto che usavamo soprattutto gli acrilici perchè l’uso dei colori ad olio avrebbe richiesto molto più tempo per asciugarsi.
Successivamente ho frequentato, durante le vacanze estive, dei corsi di pittura all’aperto tenuti dal Maestro nell’ambito delle Cave romane, Cave di Aurisina, Bocche del Timavo, Slivia.
Lo studio del Maestro era spesso visitato da critici d’arte come Laura Safred, Aldo Castelpietra e Maria Campitelli che venivano a vedere se vi erano giovani promettenti nel campo artistico.
Ho frequentato lo studi di Perizi per 10 lunghi anni, con costanza ogni giorno anche perchè mia madre mi impediva di dipingere in casa perchè le avrei sporcato la casa.
Con Perizi si poteva parlare di tutto e spesso sono stata anche nel suo studio personale di Via Rossetti dove mi faceva vedere le sue ultime opere e, a volte, mi chiedeva un parere
Insomma, con il tempo, tra di noi si è formato un forte legame di amicizia fondato sul rispetto e sulla stima reciproca.
Sottolineo il fatto che, pur essendo Perizi conosciuto per il suo spirito di Don Giovanni verso le donne, non ha mai osato fare delle avance nei miei confronti, ma è sempre stato molto rispettoso e corretto.
Alla sua morte ho perso un punto di riferimento per me di vitale importanza e, ancora oggi mi manca la sua presenza, i suoi discorsi molto vicini ai giovani e molto attuali che hanno fatto di lui una persona speciale ed, in quanto tale, insostituibile.
A lui ho così deciso di dedicare un progetto che riprendeva il suo ultimo lavoro intitolato “NUVOLE E VENTO” -venticinque acquerelli di NINO PERIZI che però non ho ancora avuto modo di realizzare anche se, prima o poi, spero di farlo.

LUCIA GHIRARDI